La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (2008): Buttò fuori tutta l'aria e rimase in apnea per qualche secondo. Poi spalancò la bocca e inspirò più forte che poté, al punto che sentì male ai muscoli del petto. Questa volta il respiro scese fino in fondo e a Mattia parve di vedere le molecole di ossigeno, bianche e rotonde, che si sparpagliavano per le arterie e riprendevano a vorticare nel cuore.
Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio (1968): Temette che sua madre morisse per ostruzione di gola, sentiva contro il suo corpo il sussulto atroce e l'apnea feroce. La liberò, la tenne ferma ed alta a distanza di braccio: era una cieca statua di provazione e di amore, di orgoglio e di terrore. E questo dicevano ai suoi forti, resteless diti sulla sobria, rude stoffa partigiana di Johnny. Nella prima tregua, la bocca di suo padre si aprì per esprimere maschile riprovazione della segreta decisione e del repentino, segreto ingresso nei partigiani, ma sua madre gliela richiuse con flat lovely command.
Nelle nebbie del tempo di Lanfranco Fabriani (2005): Poi, tratto un respiro profondo, quasi volesse effettuare la visita in apnea, entrò nella stanza tentando di non mostrare la propria titubanza. Le tre cose che più odiava al mondo: gli ospedali, la vista delle malattie e i rapporti di fronte al Vecchio, avevano congiurato per presentarsi insieme. L'Alfonsi e il direttore smisero di parlottare tra di loro e il Vecchio lasciò andare la maniglia che penzolava al di sopra del letto abbandonandosi sui cuscini. |